La fortuna di Alfredo Oriani sconta ancora oggi l’appropriazione della sua opera da parte del pensiero nazionalista all’epoca della Grande Guerra prima, e del fascismo e di Benito Mussolini in persona poi; fenomeni che, per reazione, determinarono l’ostracismo dello scrittore faentino da parte di tutto l’establishment culturale italiano nel secondo dopoguerra. Ma Oriani fu scrittore apprezzato anche da Antonio Gramsci, e le sue opere narrative, rilette oggi, appaiono percorse da inquietudini particolarmente originali e moderne, soprattutto al cospetto delle mode naturaliste dominanti nella sua epoca.
Fra i romanzi, Vortice è forse il capolavoro: storia di un uomo sposato che, per amore di una cantante di operetta, falsifica una cambiale e, travolto dall’incubo di un possibile scandalo, trova l’unica possibile via di fuga dalla propria situazione nel suicidio, il libro costituisce un perfetto esempio di romanzo psicologico capace di rappresentare l’essere umano spogliato di ogni facoltà di esercizio del libero arbitrio al cospetto di un contesto sociale che ne plasma pensieri ed emozioni.
Il protagonista Adolfo Romani, infatti, come tanti antieroi della letteratura novecentesca, si ritrova progressivamente spossessato di sé e travolto da un vortice di eventi nel quale finisce per smarrire persino una chiara visione del proprio profilo umano; lo stile di Oriani asseconda alla perfezione questo processo con i suoi cambi di ritmo, senza perdere mai felicità di dettato e freschezza narrativa.
VALENZA DIDATTICA E ATTIVITÀ
Preceduto da una sintetica ma esauriente presentazione dell’autore e della sua opera a cura di Gino Tellini, il testo è corredato di schede che fungono da supporto alla comprensione e all’analisi del testo nelle sue componenti contenutistiche, linguistiche e narratologiche. Completa l’apparato una Carta d’identità del romanzo.
L'AUTORE
Alfredo Oriani (1852-1909), nativo di Faenza ma cresciuto a Roma e poi a Bologna, visse per quasi tutta la vita a Casola Valsenio, dove la famiglia possedeva una tenuta, occupandosi di letteratura sebbene la sua professione ufficiale fosse quella del viticultore. Nonostante l’apprezzamento di Benedetto Croce, morì senza vedere la gloria. Solo dopo la sua morte fu esaltato da Benito Mussolini, che vide in lui un precursore dei valori del fascismo. Dimenticato nel secondo dopoguerra, è stato riscoperto dalla ricerca accademica solo negli ultimi anni.
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